Quando dico a qualunque persona che sono laureata in Gestione degli Eventi e delle Feste di Carnevale mi preparo a due possibili reazioni: la prima è lo stupore, la seconda è l’ironia e la presa in giro. Quest’ultima è la più comune.
Un giorno, un conoscente molto ironico mi disse che il corso che avevo scelto era paragonabile a quello del fiscalista della natura – riferendosi ai contemplativi o agli sportivi che trascorrono i giorni in spiaggia a fare surf. Oggi essere un fiscalista della natura è una missione per specialisti che non usano questo nome, ma aiutano a prevenire e lottano contro i mali della natura che ci passasno davanti agli occhi tutti i giorni. Senza dubbio, non è un lavoro facile. Sempre più necessario per i nostri tempi del “ho bisogno di me”.
Di solito perdono gli ignoranti e non faccio caso al pregiudizio sui miei approfonditi studi.
La preparazione del carnevale è una vera e propria industria che porta a Rio circa 1 miliardo di reas all’anno e fa crescere l’indice di occupazione del 10% durante la i mesi estivi. Soddisfatti gli economisti, passiamo a ciò che mi interessa.
Creare la “follia” è un’arte che coinvolge molti sensi e necessita di conoscenze così diverse che solo chi ignora la sua complessità può paragonare al vagabondaggio la dedizione che si da alla costruzione di un carnevale.
Per svilupparlo sono necessari creatività, pianificazione, disciplina, gestione e molta, molta passione. E alcuni altri indispensabili elementi che si riassumono nella capacità di superare che solo l’amore incondizionato dona.
Chi pensa che il virus che contamina i miliardi di persone che si dedicano al carnevale si manifesta solo alla vigilia dei giorni della sfilata si sta sbagliando.
Il Carnevale viene praticato per un anno intero dalle comunità e nei quartieri della regione del porto di Rio: nei barracões della Città del Samba e del porto nel periodo in cui si sviluppa e si costruisce ciò che verrà presentato nella sfilata.
Se solo potessi rimanere lì per tutto il giorno, per un anno intero, ad immortalare questo lavoro “erculeo”, anzi di più, perchè non si tratta solo di 12 fatiche imposte e superate da semidei.
Forse sta qui l’essenza del carnevale. Loro, come dei, realizzano il miracolo della festa e come uomini sisentono disperati quando vedono i loro sogni e progetti fallire per incidenti o fatalità.
Come semidei possiedono una forza inesauribile, e nonostanze la sofferenza e un lavoro stancante e interminabile in uno spazio breve che li separa dalla festa, nel giorno della sfilata, entrano nel viale, vestiti come possono, portando le loro allegorie che hanno preparato, la batteria sul petto, onorando il nome della passione che rende ogni uomo e ogni donna presente lì, carnevale del popolo.
Un popolo composto da esseri che dovrebbero essere ammirati e rispettati per il loro amore incondizionato per la loro bandiera , i loro colori e la loro comunità. L’amore che non inizia di Domenica per terminare il Mercoledì , ma è al suo interno, in tutta la loro vita.
Come diceva Mestre Marçal, è con loro e per loro sono “unita e mescolata”, riprendendo orgogliosamente bellezze e disavventure della storia della commozione, del successo, dell’allegria e della passione.
Forza e coraggio al popolo del carnevale, ancora una volta fate rinascere dalle ceneri il sogno di tanti ogni giorno!
* Valéria del Cueto é giornalista, cineasta e gestore del carnevale. Questo articolo fa parte della serie Ponta do Leme, di SEM FIM